Rendene in Bosnia. Rivivere nella pace.

Area intervento: Bosnia Erzegovina – Reubblica Serba di Bosnia, Comuni di Srebrenica e Milići

Settori: sviluppo rurale, tutela ambientale

Inizio e fine attività: 2016 – 2018 (prevista)

Contesto: il territorio dei comuni di Srebrenica e Milići porta ancora i segni della devastazione subita durante la guerra, che dal 1992 al 1995 ha decimato le popolazioni, distrutto le abitazioni e le infrastrutture economiche, culminando nel terribile massacro dei musulmani rifugiati nell’enclave posta sotto la protezione dell’ONU. A partire dal 2002 è iniziato un processo di ritorno dei profughi nelle terre di origine, che ha riguardato anche le aree interne di alta collina e montagna, dove il contesto ambientale è stato seriamente compromesso dagli effetti della guerra (mine tuttora diffuse nei terreni) e dall’abbandono delle attività agricole. Le famiglie rientrate hanno utilizzato le forze disponibili per cominciare a ricostruire le abitazioni e riprendere le attività produttive tradizionali, con limitati sostegni da parte degli organismi di cooperazione internazionale, orientati principalmente verso le aree urbane. In tale contesto, nel 2009 è iniziato l’intervento promosso da Gianni Rigoni Stern, che ha ritrovato nelle montagne bosniache i segni di una devastazione paragonabile a quella della sua terra, l’Altipiano di Asiago, dopo la prima guerra mondiale. Dopo una prima fase di incontri con le famiglie e una accurata analisi del contesto economico, culturale e ambientale, è stato formulato un programma di “recupero sociale, economico, paesaggistico dell’area rurale di Suceska e contrade limitrofe”. Si tratta di un disegno lungimirante, che comprende una serie di interventi finalizzati a risolvere nell’immediato i problemi della sopravvivenza, ma anche a creare le condizioni per il miglioramento sostanziale delle condizioni di vita nel medio periodo. La scelta di organizzare gli interventi intorno alla ripresa dell’allevamento bovino, integrato con l’uso dei suoli a fini produttivi, ha consentito di avviare un processo di graduale  recupero delle terre, consolidando in tal modo anche il contesto ambientale. Era stata la guerra con la distruzione totale di tutte le case e stalle pre-esistenti e la scomparsa di gran parte della popolazione a determinare l’abbandono di vaste superfici coltivate e il degrado di prati-pascoli. Gli interventi si sono concretizzati, a partire dal 2010, nel trasferimento di bovine adatte al contesto locale, provenienti dalla Val Rendena in Trentino e consegnate agli allevatori precedentemente coinvolti in una serie di attività formative (Vedi l’allegato documentario video “La Transumanza della Pace”). L’assegnazione è stata fatta sulla base di un contratto scritto, che impegnava gli allevatori a curare gli animali secondo le istruzioni ricevute nella formazione ed a conservarli per cinque anni. In questo modo si sono create le condizioni per coinvolgere attivamente gli allevatori e favorire la loro responsabilizzazione anche nelle altre attività previste dal progetto. Negli anni successivi, oltre a continuare il trasferimento delle Rendene ed a sostenere il miglioramento delle strutture e delle tecniche di allevamento, sono state fornite  le attrezzature necessarie per la raccolta ed il conferimento del latte per la trasformazione, nonché per il recupero dei terreni a fini produttivi. Permanente è stata l’attività di formazione, assistenza tecnica e monitoraggio delle iniziative, svolta in collaborazione con docenti della Facoltà di Agraria dell’Università di Padova, esperti e tecnici della Federazione Provinciale degli Allevatori (FPA) di Trento. Gli interventi sono stati realizzati con le risorse messe a disposizione da Gianni Rigoni Stern, il contributo della Provincia Autonoma di Trento, la  partecipazione della FPA di Trento e la collaborazione di Babelia, associazione che raccoglie i contributi provenienti dalle donazioni raccolte durante i numerosi incontri di presentazione dell’intervento, riconosciuto come raro esempio di buona cooperazione.

Finalità: gli interventi sono specificamente destinati a sostenere le aziende che hanno dimostrato di mettere a frutto gli aiuti ricevuti per consolidare il patrimonio bovino e recuperare i suoli a fini produttivi. Si tratta di aziende che dispongono di risorse lavorative familiari e di terreni recuperati, ma soprattutto di motivazioni e capacità di gestione delle attività agricole. Se gran parte delle famiglie coinvolte nell’iniziativa continuano ad utilizzare i bovini per l’ autoconsumo, una quota  crescente degli allevatori riesce anche a conferire parte del latte per la trasformazione, che viene effettuata da una ditta tedesca a oltre 100 km di distanza. L'intervento permette di valorizzare il patrimonio bovino acquisito e rafforzare le capacità di gestione, al fine di assicurare l’incremento della produzione del latte, e creare le condizioni per arrivare alla costruzione del caseificio in loco, previsto fin dale origini dell’iniziativa. l'intervento promuove iniziative specifiche, al fine di consolidare i rapporti di collaborazione tra gli allevatori e preservare l’orientamento ad operare in base ai principi della solidarietà e del bene comune. Particolare attenzione è rivolta al coinvolgimento delle donne, che hanno un ruolo importante nella gestione delle attività agricole e familiari.

Strategia di intervento: la strategia di intervento segue la direzione tracciata negli anni precedenti, di coinvolgimento attivo degli allevatori in azioni concordate, che può comportare anche la capacità di co-finanziare gli interventi programmati. Interventi per favorire la cooperazione tra gli allevatori e la costituzione di un’associazione a sostegno di tutta la comunità.

Azioni previste:
1. Costruzione di nuove stalle.
Costruzione di tre nuove stalle per 10 capi ciascuna. Gli allevatori si sono impegnati ad assicurare i costi relativi alla manodopera e a mettere a disposizione i terreni. Questo intervento è considerato fondamentale per assicurare l’aumento della capacità produttiva della intera comunità di allevatori, in vista anche della futura realizzazione di un caseificio in loco.
2. Proseguimento della lotta all’ipofertilità delle vacche.
Gli studi effettuati dagli esperti dell’Università di Padova e della Federazione Provinciale degli Allevatori di Trento hanno rilevato che il tasso di fertilità delle vacche rendene in Bosnia è inferiore a quello della zona originaria.  Le cause principali comprendono le cattive condizioni di alimentazione e di ricovero degli animali, ma anche l’inadeguatezza delle cure veterinarie agli animali. Il progetto di lotta all’ipofertilità consente di assicurare l’assistenza tempestiva da parte di tre studi veterinari di Srebrenica e Milici. Trasferimento di semi di toro congelato da Trento a Srebrenica, al fine di effettuare la fecondazione nei tempi e modi dovuti. Gli effetti positivi di questo intervento si stanno cominciando a verificare, l'azione continuerà ad essere sostenuta principalmente dalla FPA di Trento.
3. Attività di formazione e assistenza tecnica.
Queste attività svolte su base volontaria, da Gianni Rigoni Stern e dagli esperti già coinvolti negli anni passati. Le attività di formazione collettive si svolgono nella sale riunione disponibile presso la Scuola Elementare di Suceska, di proprietà del Comune di Srebrenica, che fin dall’origine dell’iniziativa ha assicurato gli spazi per gli incontri comuni.
4. Iniziative di divulgazione e informazione.
Queste comprendono le attività di divulgazione in Italia, attraverso incontri programmati in cooperazione con enti, associazioni, organizzazioni. In tali occasioni sono illustrati i contenuti e metodi dell’intervento in Bosnia, per stimolare la riflessione su temi come la guerra, la pace, la cooperazione, lo sviluppo rurale, l’agricoltura sostenibile. Attraverso questi incontri è promossa anche l’attività di fund-raising, che ha già dimostrato di essere particolarmente efficace per assicurare contributi significativi.

Beneficiari: i beneficiari diretti sono i componenti delle 70 famiglie già coinvolte da diversi anni nell’iniziativa. Con una media di 5 persone per famiglia si tratta di 350 persone, di cui il 20% giovani ed il 40% donne. I beneficiari indiretti sono i residenti nelle diverse contrade dove si realizzano gli interventi e che si riconoscono nella comunità di allevatori. Le iniziative di informazione e divulgazione in Italia volte a sensibilizzare studenti, insegnanti, rappresentanti di associazioni ed enti, volontari, migranti, singoli cittadini per un totale stimato di almeno 3000 persone.

Finanziamenti: Otto per Mille della Tavola Valdese, Babelia & C. (attraverso il fund-raising), Provincia Autonoma di Trento, Gao, allevatori beneficiari delle stalle

Importo complessivo: 150.890 Euro

Informazioni aggiuntive

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